La lettera che la mamma di Leonardo Del Vecchio scrisse al collegio: «Non voglio resti sulla strada»- Corriere.it

2022-09-10 02:32:36 By : Ms. Cynthia Pan

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«Spettabile direzione dell’orfanotrofio Martinitt. Io sottoscritta Rocco Grazia vedova Del-Vecchio faccio domanda acciò mi si potesse acconsentire di farmi presto ricoverare il mio bambino più piccolo Del Vecchio Leonardo, dovendo io andare a lavorare e non avendo nessuno a chi affidarlo il piccolo mi starebbe su la strada e prima che mi abbia a capitarle qualche disgrazia preferisco il suo ricovero anche per una più accurata educazione. Voglio sperare che questa spettabile direzione vorrà prendere in considerazione la mia domanda e potermi presto aiutare. Faccio le mie più umili scuse e ringraziamenti anticipati, con ossequi e doveri». E poi la firma: «Rocco Grazia».

Come si comprende dalla lettera, chi scrive nel maggio 1942 alla celebre istituzione assistenziale milanese per orfani e bimbi abbandonati, è la madre di Leonardo Del Vecchio, il celebre fondatore dell’impero degli occhiali Luxottica, scomparso il 27 giugno 2022, a 87 anni, al San Raffaele di Milano. La lettera, ritrovata in tempi recenti negli archivi dell’Istituto dei Martinitt, è stata pubblicata per la prima volta nella primavera scorsa all’interno della biografia scritta dal giornalista Tommaso Ebhardt. Sono passati da quel giorno 80 anni esatti, una vita intera da quando Grazia Rocco «vedova Del Vecchio» sperava di assicurare al piccolo Leonardo un futuro migliore di quello che lei, rimasta sola e costretta a lavorare, sentiva di potergli dare. In una nota scritta a mano da un dipendente dei Martinitt, in fondo alla stessa lettera, si legge che la donna era pronta a impegnarsi a versare 60 lire al mese all’orfanotrofio per il sostentamento del bambino.

Il padre di Leonardo, emigrato con la famiglia da Barletta a Milano, nel quartiere Baggio, negli Anni 30, era morto per una polmonite fulminante prima della nascita del bambino. La madre decide di dargli lo stesso nome, Leonardo, ma ha già tre bambini a cui dover badare e il lavoro che la tiene lontana da casa teme che sia un pericolo per il bambino: teme, insomma, che finisca per strade e con cattive compagnia. Il resto della storia la conosciamo: il Martinitt accoglie Leonardo Del Vecchio fino ai 14 anni, quando il futuro miliardario trova il suo primo lavoro come garzone nella bottega di un incisore, per poi diventare operaio. A 23 anni, già sposato e con due figli, Leonardo Del Vecchio si stabilisce a Milano per aprire un laboratorio di stampi industriali. “Tra le minuterie metalliche, le parti di occhiali erano quelle che mi davano più profitto. Quindi ho abbandonato le altre componenti e ho scelto la minuteria metallica che fa parte dell’occhiale”, ha raccontato a Ebhardt.

Ed è lì, in quel laboratorio, che comincia una corsa che lo porta ad aprire prima una fabbrica ad Agordo, sulle Dolomiti, poi a scoprire il vasto mercato americano, con la quotazione a Wall Street prima di quella in Italia e la conquista di marchi gloriosi come i Ray-Ban. A ottant’anni suonati unisce le montature con le lenti, creando il colosso EssiLux da una fusione della sua Luxottica con la francese Essilor. Cinque anni dopo Mark Zuckerberg lo sceglie per produrre gli occhiali da usare nel Metaverso. Alla fine, il suo impero arriva a valere 66 miliardi. «La mia fortuna è stata il collegio», raccontava. «Il collegio è diventato la mia famiglia. Stavo bene, mi hanno insegnato le regole e dato un lavoro. E poi l’azienda è diventata la mia famiglia. Solo adesso mi rendo conto che dedicando tutto me stesso alla fabbrica, ai miei collaboratori — perché ci tengo veramente, ho rispetto del lavoro e delle persone — ho passato poco tempo con i miei figli. Ecco il mio unico cruccio».

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