La plastica che ci piace un sacco [di Alessandro Gassmann] - la Repubblica

2022-08-08 07:03:23 By : Ms. Erica Ho

L'industria della bioplastica vale oltre un miliardo di euro di fatturato, e contribuisce a ridurre la dispersione nell’ambiente della plastica. È un vero peccato che qualcuno, bluffando, rovini questa missione. In 70 anni è stata abbandonata nell’ambiente una quantità così elevata di plastica che ogni settimana ne ingeriamo almeno 5 grammi, l’equivalente del peso di una carta di credito. In gran parte deriva da oggetti usati una sola volta, come stoviglie, sacchetti e bottigliette. Per questo nel 2019 l’Unione europea ha emanato una direttiva che vieta la vendita dei cosiddetti Sup, Single Use Plastic. Una politica che l’Italia aveva anticipato da qualche anno, passando dalle 125 mila tonnellate di prodotti monouso in plastica del 2016 alle 56 mila del 2021 (di cui circa un terzo di plastica compostabile).

Sono poi arrivate soluzioni innovative, grazie al lavoro di aziende che hanno investito nelle bioplastiche – prima tra tutti la #GreenHero Catia Bastoli e la sua Novamont – permettendo la nascita di una filiera che oggi genera un fatturato di oltre un miliardo di euro e occupa 3.000 addetti. Aziende che 10 anni fa si sono associate in Assobioplastiche, compattando un comparto industriale che produce shopper, teli per la pacciamatura dei campi (che anziché rilasciare microplastiche concimano naturalmente il terreno), pellicole per gli imballaggi e stoviglie monouso e tutto quel che serve per sostituire la plastica tradizionale con materiali compostabili. Un ciclo che si chiude grazie al consorzio Biorepack, che si occupa del recupero degli imballaggi biodegradabili e compostabili. Ai soci di Assobioplastiche e Biorepack diamo il benvenuto nei #GreenHeroes, per vincere la battaglia contro quel 20 per cento di sacchetti non a norma che ancora oggi circola.