Mascherine, come e quanto si riutilizzano? La guida e le risposte dell'esperto

2022-09-10 02:41:40 By : Ms. Kira Huang

Mascherine, la guida per usarle e riutilizzarle guarda le foto

M ascherina, comprarla non basta. Molti la riutilizzano finché non è visibilmente sporca o quando si rompe. Altri la tengono sul viso ma con il naso fuori, altri la calzano correttamente coprendo naso e bocca ma continuano a toccarla, e troppi la portano come una borsetta o un braccialetto, sul braccio. E una volta rientrati a casa la buttano da qualche parte, magari all’ingresso insieme alle chiavi e al portafoglio, oppure sul tavolo della cucina, la lasciano in borsa o nella tasca della giacca. Per poi riutilizzarla il giorno dopo. E quello dopo ancora. Finché si rompe o si accorgono che è davvero troppo sporca. E allora la buttano.

Inutile osservare che un uso simile delle mascherine, che come dice il loro acronimo (DPI, dispositivo di protezione  individuale) non solo è inadeguato, ma pericoloso per sé e per gli altri. Come vanno usate le mascherine (chirurgiche, monouso o meno, con o senza filtro) affinché siano il più possibile sicure e non rappresentino, invece, un ulteriore veicolo di sporco, germi e batteri, oltre che di Coronavirus? Ne abbiamo parlato con il professor Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele.

Un uso corretto della mascherina, che prevede non solo di indossarla ben aderente al viso coprendo naso, bocca e fin sotto al mento ma anche di essere cambiata spesso, è in grado di garantire una notevole limitazione dell’emissione nell’aria delle secrezioni respiratorie e salivari in forma di goccioline, quelle in cui si è riscontrata la presenza del Coronavirus, che come dimensioni è 600 volte più piccolo di un capello.

Queste goccioline, che tutti ormai abbiamo imparato a chiamare droplets, normalmente vengono espulse quando si parla, si starnutisce o si tossisce, arrivando in questo caso fino a due metri di distanza. Indossando correttamente la mascherina, queste goccioline contenenti potenzialmente Coronavirus, oltre ai normali virus e batteri non raggiungono le altre persone. Una mascherina “esausta”, troppo utilizzata, non trattiene nulla e lascia uscire – ed entrare – germi, batteri e virus.

Ipotizziamo di usare una mascherina chirurgica tradizionale quando si va al lavoro per circa 8 ore al giorno, quindi dopo essere saliti sui mezzi pubblici e rimasti in ufficio. Va poi buttata (nell’indifferenziata e non nella carta) quando si rientra a casa? «Sì, le mascherine chirurgiche tradizionali sono usa e getta ed è imprudente riutilizzarle», spiega il professor Carlo Signorelli. Questo tipo di mascherina, formata da due o tre strati di tessuto non tessuto (TNT) costituito da fibre di poliestere o polipropilene, offre una protezione dalle contaminazioni per un tempo di 6/8 ore di utilizzo continuativo. Termine oltre il quale è da eliminare. Lo conferma anche un recente studio scientifico che ha riscontrato parti di virus rilevabili anche a distanza di 7 giorni dal loro primo utilizzo, nella parte interna di questo tipo di dispositivo.

«Le mascherine chirurgiche di stoffa, invece, possono essere lavate a temperature di almeno 40/60 C°, il che garantisce l’inattivazione dei microorganismi», spiega Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele. Le mascherine usate possono poi essere eliminate nei rifiuti indifferenziati.

Alcuni tipi di mascherine in stoffa, specie quelle in tessuto tecnico mirato, possono essere lavate con acqua calda e sapone e poi messe nel microonde a circa 450/600 gradi per 3/4 minuti (se lo riporta il foglietto delle istruzioni). In questo modo si sterilizzano e possono essere poi indossate dopo averli fatti asciugare all’aria aperta. Se ne trovano sempre di più online e negli store specializzati, ma occhio alla certificazione che deve essere CE e presente su ogni mascherina.

Anche quando se ne fa un uso meno intensivo, ovvero solo per circa qualche ora al giorno per uscire di casa e non andare in luoghi chiusi o affollati, le mascherine chirurgiche vanno trattate con cautela. «La mascherina chirurgica si dovrebbe usare una volta sola per garantire la massima igiene e ovviamente non si deve mai scambiare con altri», raccomanda Signorelli. «Riutilizzare la propria è possibile, ma occorre essere certi che non venga contaminata quando la si posa». Tornati a casa, se non si è stati in un luogo chiuso e affollato, è bene toglierla sempre con la giusta attenzione prendendola dagli elastici e mai dalla parte davanti, e poi appenderla all’aria aperta con una molletta per i panni per qualche ora e poi conservarla in un sacchetto di carta fino al prossimo uso. Il giorno dopo, però, è bene sostituirla con una nuova.

Le mascherine FFP1 (che hanno il 72% di capacità filtrante), FFP2 (92% di capacità filtrante) FFP3 (98% di capacità filtrante) sono dispositivi di protezione individuale che dovrebbero utilizzare gli operatori sanitari dalla contaminazione esterna. Il tipo con valvola protegge chi la indossa, senza valvola sia chi la indossa, sia gli altri. Questo tipo di mascherine possono essere monouso (catalogate dalla sigla NR – non riutilizzabili) o riutilizzabili (identificabili dalla lettera R). Come si riconoscono? Hanno la simbologia specifica e il marchio di certificazione CE e vengono vendute in confezioni sigillate.

Secondo quanto indicato dagli esperti del Gruppo San Donato, le mascherine FFP1, FFP2, FFP3 riutilizzabili (quindi quelle con stampato la lettera R), “sino a quando non sono soggette a usura dei materiali di cui sono composte, possono essere sanificate in due modi: Ricevi news e aggiornamenti sulle ultime tendenze beauty direttamente nella tua posta Iscriviti alla newsletter

Qualsiasi tipo di mascherina si abbia, per garantirsi una buona protezione è indispensabile seguire alcune indicazioni prima, durante e dopo l’uso per non comprometterne la capacità filtrante: