Aerei meno inquinanti? Anche in Italia l’olio da cucina prende il volo - GreenStyle

2022-09-24 03:08:01 By : Ms. Anne Ameijing

Sostenibilità è una delle parole più pronunciate in questi ultimi anni e coinvolge tutti i settori e le tecnologie. Tutte le analisi e gli studi sull’ambiente sono ormai concordi sul fatto che il tempo stringe sempre di più e che è necessario fare tutto il possibile per ridurre in tempi rapidi l’impatto che abbiamo sul pianeta per tutte le nostre azioni quotidiane, da ciò che consumiamo al modo in cui ci spostiamo ogni giorno.

Da cittadini sentiamo più l’esigenza di puntare ad automobili elettriche o mezzi di trasporto col minor impatto possibile sull’ambiente, ma tra gli spostamenti che facciamo ci sono anche i viaggi in aereo e qui i dati sull’inquinamento sono molto chiari: ad oggi tutti gli aerei che si muovono da una parte all’altra del Mondo – basti pensare che i soli cieli degli Stati Uniti sono attraversati contemporaneamente da 5mila aerei – producono circa 705 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra all’anno, vale a dire il 12% del totale prodotto dal trasporto meccanizzato.

La International Civil Aviation Organisation ha già stimato che entro il 2025 il traffico aereo arriverà a produrre fino a 1.4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica ogni anno tra le emissioni a terra e quelle in cielo, il doppio dei numeri attuali, e che entro il 2050 potrebbe crescere fino a 6-7 volte tanto, considerando anche la crescente ricchezza delle classi medie nei mercati emergenti e la necessità di aumentare sensibilmente le tratte e i velivoli operativi per una copertura ancora più capillare della Terra.

La buona notizia è che anche il settore dell’aviazione si sta muovendo ormai da tempo per ridurre l’impatto sull’ambiente affrontando il tema su più fronti. Restyling dei velivoli, utilizzo di carburanti sostenibili SAF e forse più in là nel futuro celle solari e motori ad idrogeno. A fare la differenza potrebbe essere proprio il biocarburante prodotto da colture non in competizione con la filiera alimentare o da rifiuti.

Il biocarburante, come si evince anche dal nome, è un combustibile ottenuto dalla lavorazione di sostanze organiche come oli vegetali non edibili o utilizzati in cucina o scarti di origine animale e, più in generale, prodotti ricchi di lipidi, così come rifiuti agricoli, rifiuti organici domestici e molto altro.

Sotto l’ombrello dei biocarburanti si trovano diverse tipologie di combustibili, tutte accumunate dal fatto di essere prodotte a partire da risorse rinnovabili. Il primo volo alimentato con biocarburante risale al 2017, quando un Boeing Dreamliner 787-9 della compagnia australiana Quantas ha raggiunto Melbourne da Los Angeles usando una miscela contenente il 10% di biofuel ottenuto dalla brassica carinata, conosciuta anche come cavolo d’Abissinia o senape d’Abissinia.

Da quel 2017 sono stati fatti passi in avanti con SAF (Sustainable aviation fuels, carburanti sostenibili per l’aviazione) più o meno efficienti da utilizzare in combinazione al cherosene e, altro aspetto di fondamentale importanza, senza la necessità di modificare i motori. Questo punto, infatti, rende i SAF una soluzione efficace già sul breve-medio periodo.

I vantaggi del biocarburante sono evidenti, ma c’è anche un rovescio della medaglia che potrebbe costituire un problema per il futuro e una sfida ambiziosa per superare i limiti attuali: la quantità di biocarburante necessario anche solo contando il traffico aereo attuale rende impossibile per i produttori soddisfare la richiesta e aumentare la produzione significa organizzare una efficiente raccolta differenziata dei rifiuti e lo sviluppo di nuove colture in grado di svilupparsi su terreni non idonei alle coltivazioni per uso alimentare, perché non si può certamente togliere terreno agricolo usato per la produzione di alimenti, con tutte le conseguenze che questo potrebbe portare.

Il Sustainable Aviation Fuel, o SAF che dir si voglia, è una versione sostenibile del carburante Jet A e Jet A-1, costituito da una miscela di carburante per aerei convenzionale con agenti di miscelazione non convenzionali e più sostenibili.

I SAF sono prodotti da una varietà di materie prime e prodotti di scarto. Tra le principali troviamo:

La produzione di SAF non sostituisce né è in concorrenza con le colture alimentari né richiede deforestazione. Ma i vantaggi non finiscono qui. Anche le fasi di produzione vengono drasticamente ridotte rispetto al percorso tradizionale del carburante per aviazione a base di petrolio, che inizia con l’estrazione e il trasporto, prosegue con la raffinazione, il trasporto, la distribuzione e, infine, al volo vero e proprio.

Se l’impiego del SAF riesce a ridurre l’impatto ambientale che l’aviazione ha sul pianeta, gli ostacoli da superare ci sono, a cominciare dal prezzo e dalla disponibilità. Ad oggi è più costoso produrre SAF rispetto al carburante per jet convenzionale, anche soltanto perché al momento non ci sono ancora le economiche di scala necessarie ad abbattere i costi di produzione, ma il fatto che sempre più compagnie aereo in tutto il Mondo si stanno muovendo in questo senso renderà questo ostacolo sormontabile nel medio periodo.

Il numero di compagnie aeree e di aziende che stanno puntando sempre di più sui SAF, quindi miscele di cherosene con quote fino al 50% ottenute dalla lavorazione di materie prime di scarto, è in costante aumento, in Italia e nel resto del Mondo. Già dal 2015 gli aeroporti di Karlstad in Svezia e Oslo in Norvegia hanno introdotto la possibilità di fare il pieno di biocarburante direttamente negli scali e negli Stati Uniti United sta lavorando con World Energy, produttore americano di biocarburante, insieme a Boeing e alla fine dello scorso anno è decollato da Chicago con destinazione Boston il primo aereo commerciale con un motore alimentato per il 100% con SAF. L’Italia non è da meno. Anzi. Già lo scorso anno Eni ha avviato la produzione di jet fuel utilizzando una quota parte (0,5%, ma siamo solo all’inizio) di oli usati e di frittura negli impianti della raffineria di Taranto, ma l’obiettivo è produrre il SAF da poter miscelare fino al 50% con il Jet A1 sfruttando le due bioraffinerie a Gela e Porto Marghera per produrre circa 200 mila tonnellate entro il 2024 e raddoppiarne la produzione entro il 2030.

Eni e Aeroporti di Roma nel 2021 hanno sottoscritto un accordo strategico per promuovere iniziative di decarbonizzazione del settore aereo e accelerare il processo di transizione ecologica degli aeroporti. Non solo jet fuel + Eni SAF per gli aerei, ma anche biocarburante idrogenato puro per i mezzi stradali che si muovono in ambito aeroportuale, a cominciare da quelli che trasportano i passeggeri diversamente abili.

Grazie a questo accordo l’aeroporto internazionale di Roma Fiumicino è stato il primo scalo italiano a disporre della miscela jet fuel + Eni SAF e permettere di utilizzarlo sui primi 10 voli di ITA Airways nell’ottobre 2021. A partire dallo scorso marzo, invece, l’aeroporto ha incrementato la distribuzione del prodotto per permetterne l’utilizzo in modo continuativo, per tutto il 2022, in due tratte coperte da ITA Airways, la Roma-Venezia e la Roma-Barcellona.

L’esperienza italiana, però, non si ferma a Roma. Eni e SEA, la società che gestisce gli aeroporti di Milano Malpensa e Milano Linate, hanno sottoscritto un accordo simile per rifornire i voli privati di biocarburanti SAF e fornire biocarburante idrogenato HVO puro per la movimentazione dei mezzi a terra.

E all’inizio di aprile, grazie all’azione congiunta di Volotea, SAVE e Eni, dall’aeroporto Marco Polo di Venezia sono decollati i primi aerei di Volotea riforniti con Jet fuel + Eni SAF. E nel corso di questo 2022 la compagnia aerea che ha da poco spento le prime 10 candeline stima di poter utilizzare carburante miscelato con SAF per alimentare circa il 45% della sua programmazione.

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